Buon compleanno Domenico Barbaja!
Già le nove! L’ultimo rintocco della campana della chiesa di Sant’Antonio si accompagnava al passo veloce di Domenico Barbaja che, abbottonando il panciotto chiamava, con tono impetuoso e deciso – il solito insomma -, il suo cameriere perché si facesse predisporre la barca che avrebbe dovuto portare lui ed i suoi ospiti sulla costa flegrea.
Guardando fuori dalla terrazza della villa il panorama su Mergellina, Domenico si lascia accarezzare dal vento caldo agostano. La giornata meritava un giro nel golfo. L’aria era tersa e la luce azzurrina del mare invadeva il giorno, regalando colori da gouache … ottimo regalo sarebbe stato per la collezione di dipinti che aveva nel palazzo su via Toledo. Chissà se i suoi ospiti non avevano pensato come cadeaux per omaggiarlo, nel giorno del suo compleanno, proprio ad una tavoletta di marine…
Le nove e trenta, Barbaja pronto attraversava il cortile e si portava con passo veloce e sicuro presso il porticciuòlo di Mergellina per incontrare l’avvenente Maria Malibran ed il talentuoso Gilbert Duprez e dare inizio così ai festeggiamenti. Già, era il 10 di agosto, il giorno della sua nascita e l’impresario aveva deciso di trascorrerlo con amici; senza concerti ed operette e senza balli o giochi d’azzardo nel ridotto del teatro San Carlo, ma in un tour a Baia, luogo adatto all’ozio e degno del principe degli impresari!
… Mentre la piccola brigata festante si rinfrescava bevendo aranciata all’ombra dei resti del tempio di Venere, furono raggiunti da un corricolo con a bordo Alexandre Dumas e l’amico Hyacinthe Jadin. Barbaja, la diva e l’artista Duprez apprezzarono da subito la compagnia dell’“avventuriero”, rapiti dai racconti dei bei luoghi, che dalla conca di Agnano all’ameno golfo di Baia, avevano condotto fin lì Dumas.
“Or bene, la fame si fa sentire e grazie dell’invito conviviale, ma portiamoci un po’ più in là, prima di fermarci insieme a gustare le ostriche del lago Lucrino” – disse Dumas, interessato alle Stufe di Nerone che sapeva essere più oltre. La curiosità della Malibran si fece alta così come l’interesse dell’artista Duprez e Barbaja non potette che assecondare i suoi invitati essendo la giornata tutta “un fuori programma”.
La visita alle stufe lasciò i turisti senza parole e carichi di suspence; il custode del sito difatti, si offrì di cuocere le uova, parte del pranzo al sacco, al vapore e nonostante il forte calore, il gruppo lo seguì. L’aria rarefatta e calda impedì loro di addentrarsi più in profondità e fu un bene perché il custode con le uova uscì stremato e svenne cadendo a terra dinanzi ai loro occhi sbigottiti. Barbaja pensò per un attimo che davvero quel giorno sarebbe stato ricordato come memorabile e non certo per i suoi …anta!
Il fascino scenografico del luogo e la pièce teatrale del custode, degna di un vero attore, rimasero nel ricordo di tutti, secondi solo al pranzo luculliano che Domenico aveva organizzato con le ostriche del Lucrino, che eguagliavano le francesi di Marennes e il vino di Falerno apprezzato già da Orazio… “Il padrino del belcanto” aveva stupito ancora una volta. La barca, presso la spiaggia di Lucrino, attendeva già da un po’ e Barbaja rivolgendosi ai suoi accompagnatori disse: “Il sole tramonta, il tempo volge al disio. Rientriamo”. –
Congedatisi da Dumas e Jadin salparono verso Napoli. – “DOMENICO AUGURI” – cantarono Malibran e Duprez in coro e fu il bellissimo dono di quel giorno. Una stella cadente illuminò le acque e tra i flutti delle onde e le dolci note, gli invitati alla festa conclusero la giornata degna di un gran tour di inizio secolo.
Domenico Barbaja, 10 agosto 1777 Rozzano, 19 ottobre 1841 Napoli.
Impresario teatrale tra i più intraprendenti, rese famosi i più grandi operisti dell’Ottocento. Manager acuto, seguì la carriera di Rossini, Donizzetti, Bellini, Mercadante e Pacini, ma commissionò opere persino a Beethoven e Schubert. Contribuì al successo di numerosi cantanti lirici come la soprano Isabella Colbran che sposò Rossini conosciuto durante il soggiorno del compositore a Napoli, ospite nel palazzo su via Toledo dell’impresario, durante la scrittura dell’Otello. Vero e proprio scopritore di talenti, ha portato al successo del melodramma italiano, oltre alla Colbran anche Luigi Lablache, la Malibran ed altri depositari del bel canto. La sua notorietà fu tale che venne chiamato dai contemporanei “il principe degli impresari” e “il viceré di Napoli”. La sua carriera di impresario arrivò successivamente alla gestione del gioco d’azzardo nel ridotto dei grandi teatri italiani dell’epoca. I teatri la Scala di Milano, il San Carlo di Napoli insieme a due teatri viennesi divennero i luoghi dove si esibivano gli artisti che lui scritturava rendendoli luoghi di grandi successi. La sua fama di impresario era pari solo al suo pessimo carattere tanto da essere appellato come “la bestia Barbaja”.
Morì a Napoli nel 1841 e le sue esequie furono seguite da tutta la città che oggi conserva di lui oltre il ricordo, la sua più geniale invenzione: la barbajada. Il delizioso caffè con panna e cioccolato che dette iniziò al suo successo di imprenditore. Da Milano a Napoli la bevanda si gusta con lo stesso intenso sapore dell’epoca!
Simona Pollio