Micco Spadaro, L’eruzione del Vesuvio del 1631
Molte opere di Micco Spadaro sono firmate con la sigla DG dal momento che l’artista si chiamava in realtà Domenico Gargiulo. Lo pseudonimo con cui è conosciuto gli derivava da un diminutivo dialettale del nome Domenico e dall’attività lavorativa del padre che forgiava spade. Micco Spadaro occupa un posto di rilievo nella pittura napoletana soprattutto per avere, attraverso la sua arte, descritto in modo impareggiabile alcuni dei momenti più difficili vissuti nella Napoli del Seicento. Osservare le scene dipinte da Spadaro ci porta ad associarle alle tante istantanee, di guerre o di grandi eventi, prodotte dai tanti fotoreporter nel corso del XX secolo. Come vedremo in questo e nei prossimi appuntamenti della nostra rubrica, l’artista al pari di un moderno cronista è riuscito a raccontare e quasi fotografare i momenti chiave di quel XVII secolo che è stato uno dei più drammatici della vita napoletana: l’eruzione del Vesuvio del 1631, la rivolta di Masaniello nel 1647 e la peste del 1656.
L’eruzione vesuviana del 1631, iniziata il 16 dicembre, è stata una delle più devastanti nell’attività del vulcano e per i Napoletani fu naturale, in una occasione così tragica, invocare la protezione di San Gennaro. L’arcivescovo del tempo, Francesco Boncompagni, indisse per il 17 dicembre, una solenne processione, a cui aderì anche il viceré Emanuele Fonseca Zunica.
Il lungo corteo, partito dal Duomo e dopo aver attraversato le vie di Napoli si diresse fuori Porta Capuana andando incontro alla lava che stava scendendo in direzione della città. Micco Spadaro realizzò il dipinto molti anni dopo l’eruzione ma aveva interiorizzato l’evento in modo tale che è riuscito comunque a trasmettere il pathos di quel terribile momento e la meraviglia del miracolo di San Gennaro. Nel dipinto si osserva un momento del passaggio della processione del busto e delle reliquie del Santo Patrono protette da un baldacchino, dietro al quale spiccano le figure dell’arcivescovo e del viceré. Protagonista assoluta del dipinto è la massa dei fedeli, raffigurati chi ammassati ai lati della strada, chi al seguito del corteo, chi in ginocchio al passaggio delle reliquie oppure affacciati ai balconi, alle finestre o sui terrazzi delle case. Lo sfondo è occupato dalla mole del vulcano da cui fuoriescono la lava e una enorme e minacciosa nube di gas e materiali vulcanici. Al di sopra della processione è rappresentato il momento del miracolo che, secondo le cronache, avvenne dalle parti del Ponte della Maddalena, con l’apparizione di San Gennaro che, accompagnato da un gruppo di angeli, tende le mani verso il Vesuvio nell’atto di fermare la discesa della lava. A questo miracolo è legato anche l’evento della liquefazione del sangue del Santo che si verifica ogni 16 dicembre. La tela è stata di proprietà privata fino al 2016, quando è stata acquistata dal Ministero dei Beni Culturali e destinata al Museo di San Martino, dove ora è possibile ammirarla insieme a tutto il ciclo dei dipinti di Spadaro degli eventi della Napoli seicentesca.
Pandemia e dintorni… N. 9 del 2 giugno 2020