La chiesa di Santa Maria di Costantinopoli
Santa Maria di Costantinopoli, a pochi passi dal Museo Archeologico Nazionale, è una tra le tante bellissime chiese monumentali napoletane. La sua particolarità è che ha una storia strettamente correlata alle epidemie di peste diffuse a Napoli tra i secoli XVI e XVII.
Il culto per la Madonna di Costantinopoli cominciò a diffondersi a Napoli nel Cinquecento in quanto le si attribuiva un miracoloso potere di protezione contro le epidemie. La prima costruzione religiosa dedicata alla Madonna di Costantinopoli fu una cappella realizzata in una zona all’epoca fuori le mura della città.
Si racconta che nel 1529, quando da circa un anno Napoli era stata colpita dalla peste, la Vergine apparve ad un’anziana signora chiedendole di far erigere una chiesa sul luogo dove avrebbe trovato una sua immagine dipinta su di un muro. La signora si mise alla ricerca dell’immagine e quando la trovò, la pestilenza finì e perciò sul sito del ritrovamento venne costruita una cappella che in breve tempo diventò per i napoletani un importante luogo di culto. La devozione alla Madonna di Costantinopoli accompagnò la popolazione napoletana in tutte le successive pestilenze. Secondo una tradizione popolare di dubbia attendibilità, gli appestati che si recavano nella chiesa ottenevano una miracolosa guarigione e le persone sane, invece, non sarebbero state mai contagiate dal morbo. Il culto ebbe un tale incremento che i napoletani decisero di edificare una chiesa più grande lungo il nuovo tracciato viario fatto aprire dal Viceré Don Pedro de Toledo e che verrà intitolato via Santa Maria di Costantinopoli proprio in onore della Vergine. La nuova strada, inoltre, terminava in una delle porte della città chiamata Porta di Costantinopoli, poi demolita nel 1852, e che era praticamente attaccata all’edificio religioso. I lavori per la costruzione della chiesa si protrassero fino ai primi anni del Seicento ad opera dell’architetto Giuseppe Nuvolo, un frate domenicano esponente di spicco dell’architettura religiosa napoletana tra Cinquecento e Seicento, meglio conosciuto come fra Nuvolo. Sulla facciata, disegnata da Orazio Gisolfi nel 1633 e a cui lavorò fino al 1647 Costantino Marasi, il fregio, che la divide i due ordini, riporta la dedica di ringraziamento alla Madonna per aver salvato la Città e il Regno dalla peste. “MATRI DEI OB URBEM AC REGNUM A PESTE SERVATUM”.
La decorazione dell’interno in stucco bianco di gusto rococò fu realizzata nel XVIII secolo su disegno dello scultore, pittore e architetto Domenico Antonio Vaccaro e rifatta intorno al 1741-1742 sotto la direzione dell’ornamentista e architetto Nicola Tagliacozzi Canale. Nonostante i rifacimenti settecenteschi sono ancora presenti all’interno della chiesa elementi che risalgono al XVII secolo: i due monumenti funebri realizzati da Cosimo Fanzago che è anche ideatore dell’altare maggiore, a cui però nel corso del Settecento sono state apportate alcune modifiche, e degli affreschi di Belisario Corenzio i dipinti del fiammingo Aert Mytens e di altri artisti coevi.
Pandemia e dintorni… N. 7 del 20 maggio 2020