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Dalle colonne votive di San Carlo alle celebrazioni via internet

Dalle colonne votive di San Carlo alle celebrazioni via internet

Cambiano i tempi ma quasi sempre gli uomini hanno avvertito le stesse esigenze e compiuto le stesse azioni anche se, a seconda delle epoche, sono cambiate le soluzioni ai problemi.
Oggi per limitare il diffondersi del contagio da covid-19 sono stati chiusi anche i luoghi di culto ma in soccorso dei cattolici è arrivata la tecnologia, rappresentata dalla televisione e da internet, che consentono ai fedeli di unirsi in preghiera con il sacerdote che da solo in chiesa officia la Santa Messa.
Le popolazioni dei secoli passati hanno avuto lo stesso problema? Come facevano i cattolici a seguire la celebrazione delle Messe nel corso delle epidemie? Un problema identico si presentò durante l’epidemia di peste che colpì Milano tra 1576 e 1577, passata alla storia come “la peste di San Carlo”. L’allora arcivescovo Carlo Borromeo fu il grande protagonista di quelle tragiche giornate della pestilenza e complice la fuga dell’impaurito Viceré spagnolo Antonio de Guzman diventò l’unica autorità di riferimento per tutti i milanesi.

Anche nel Cinquecento si cercò di limitare il contagio con la chiusura di tutti i luoghi pubblici, comprese le chiese, obbligando la popolazione a stare a casa in quarantena. Si deve proprio a San Carlo l’intuizione grazie alla quale i cattolici milanesi poterono raccogliersi in preghiera senza uscire di casa. Il Borromeo fece erigere, nelle principali piazze e incroci, circa venti colonne votive sormontate da Crocifissi o immagini di Santi, consentendo così alla popolazione di partecipare alle messe o alle funzioni che periodicamente si svolgevano nei pressi di ogni colonna, stando alla finestra, al sicuro nella propria casa.

Furono anche create delle associazioni di volontari chiamate “Compagnie della Santa Croce”, una per ogni zona dove erano state erette le colonne, che si occupavano della salvaguardia e della manutenzione delle strutture e della organizzazione e della gestione delle celebrazioni. Nel corso della pestilenza del 1630, quella descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi, l’allora arcivescovo di Milano Federico Borromeo, cugino di San Carlo, adoperò lo stesso sistema facendo erigere ancora altre colonne, in vari punti della città, che nel tempo diventarono anche stazioni della Via Crucis. Delle circa cinquanta colonne erette tra XVI e XVII secolo, nella Milano contemporanea, ne sopravvivono all’incirca una decina, mute testimonianze di quelle terribili pestilenze.

L’arcivescovo Carlo Borromeo consacra la croce di San Barnaba al Cordusio, incisione di Alberto Ronco 1610

Pandemia e dintorni… N. 2 del 2 aprile 2020

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