L’ultimo uomo
La nostra rubrica parte naturalmente dai Campi Flegrei, terra di mistero e di miti per eccellenza, terra delle profezie della Sibilla e per questo primo post abbiamo preso in esame il romanzo di genere apocalittico “The last man” (L’ultimo uomo) della scrittrice inglese Mary Shelley. Mary nacque a Londra il 30 agosto 1797 da William Godwin, filosofo giornalista e scrittore, la madre era Mary Wollstonecraft, filosofa e antesignana del movimento femminista. A 17 anni conobbe quello che sarà il grande amore della sua vita, lo scrittore e poeta Percy Bysshe Shelley all’epoca già sposato.
Nel 1818 Mary e Percy lasciarono l’Inghilterra diretti in Italia, come avevano fatto tanti altri intellettuali del Grand Tour. Ma il loro viaggio era motivato anche dal voler sfuggire alle chiacchiere e ai pettegolezzi sulla loro relazione, soprattutto dopo il suicidio della moglie di Percy. Il viaggio in Italia dei coniugi Shelley sarà però funestato dalla morte dei figli Clara e William, perdite che precipitarono Mary in una profonda depressione. Mary troverà conforto solo con la nascita del figlio Percy Florence e nella scrittura. Sulla via del ritorno in Inghilterra, nel 1822, il marito morirà annegato nel mare di La Spezia. Il 1° dicembre 1818 giunsero a Napoli soggiornandovi fino al 28 febbraio 1819. L’8 dicembre sono nei Campi Flegrei, dove visitano la Solfatara, il lago di Agnano con la Grotta del Cane, gli Astroni, il Monte Nuovo, il lago d’Averno, l’Antro della Sibilla e Capo Miseno.
Ricordato che l’atteggiamento dei due coniugi nei confronti degli italiani fu completamente diverso: molto scostante quello di Percy, aperto e senza pregiudizi quello di Mary, la visita nei Campi Flegrei colpì tantissimo l’immaginazione della Shelley. La misteriosa natura vulcanica e il fascino antico del mito segnarono profondamente l’animo della scrittrice. Tutte le sue sensazioni si ritroveranno poi nelle pagine di “The last man”, dato alle stampe nel 1826. La trama del romanzo si sviluppa nel XXI secolo, precisamente nel 2073, quando l’umanità si troverà ad affrontare una epidemia di peste, che partita da Oriente si estenderà verso Occidente e provocherà l’estinzione del genere umano ad eccezione di un solo uomo, Lionel il protagonista della storia. Le vicende del racconto prendono avvio dal ritrovamento di alcune profezie della Sibilla Cumana, scritte su delle foglie che i protagonisti del romanzo rinvengono proprio all’interno del buio e tenebroso antro abitato dalla sacerdotessa di Apollo. Dalla collocazione degli avvenimenti nel XXI secolo, alla diffusione dell’epidemia da Oriente a Occidente, le affinità con quanto sta accadendo attualmente con la pandemia del corona virus sembrano sbalorditive. In “The last man” ritroviamo alcuni temi che stanno caratterizzando il dibattito sull’origine dell’epidemia COVID-19 e sulle sue conseguenze. Mary Shelley scrive il suo romanzo nel pieno della grande espansione coloniale inglese nel continente asiatico e intravede in questo più una fonte di problemi che di benefici per la corona britannica, motivo per cui, nel romanzo, l’epidemia di peste inizierà e si estenderà dall’Oriente.
Antro della Sibilla Cumana Sibilla Cumana, Cappella Sistina. Michelangelo
La Shelley descrive anche i fallimenti della società del suo tempo, il rapporto dell’uomo con la natura e di come la scienza, a volte, si trovi in condizioni di impotenza di fronte a fenomeni inspiegabili. Il lavoro della Shelley pur nella sua drammaticità contiene, però, anche un messaggio di speranza che è dato proprio dalla salvezza di quell’ultimo uomo in cui è da riconoscere l’umanità che può avere in sé la capacità di cambiare il proprio destino seguendo strade più virtuose. Per noi flegrei è molto significativo che questo messaggio la Shelley lo affidi alle profezie della Sibilla cumana in quanto dimostra di essere stata non solo affascinata ma letteralmente innamorata della terra flegrea. Mary Shelley, che morì a Londra il 1° febbraio del 1851, considerava “The last man” il suo migliore romanzo nonostante la stroncatura ricevuta dalla critica del tempo che lo considerò il frutto di una mente malata. “L’ultimo uomo” è stato poi rivalutato dalla critica moderna e ne sarebbe consigliabile la lettura ma è, ormai, un libro introvabile in quanto da decenni non viene più ristampato.
Pandemia e dintorni… N. 1 del 28 marzo 2020